di Mattia Lo Presti

Ponte si? Ponte no? Sono domande legittime ma prima di rispondere bisognerebbe analizzare i pro e i contro dell’oggetto discusso. Chi va contro la realizzazione del ponte ultimamente ha sempre la scusa pronta: “C’è la crisi”. Nulla da ridire, è un dato di fatto nonostante il premier si ostini a nasconderla, ma si può guardare anche da altri punti di vista; e se il ponte, e un insieme di infrastrutture ben commissionate, facessero da motore per il rilancio? “Storia magistra vitae” viene spesso ripetuto ma, come tutte le cose nel nostro paese, viene solo usato come motto idealizzato e mai messo in pratica!

Infatti nel 1929 gli USA, dopo il giovedì nero della borsa causato dalla speculazione borsistica, si trovarono in una profonda crisi in cui vennero trascinati buona parte dei paesi mondiali (le analogie sono parecchie). Nel 1932 venne eletto il presidente Franklin Roosevelt, che rispose prontamente alla crisi, non senza rischi, investendo pesantemente sulle opere pubbliche. Morale della favola? Gli USA si ripresero e Roosevelt venne praticamente divinizzato. La domanda a questo punto sorge spontanea: si può reagire alla crisi economica spendendo ulteriormente? La storia insegna che si può, e quindi perché non farlo?

Oltre al pretesto economico bisogna guardare anche alle attuali risorse disponibili, infatti lo stretto è attraversabile esclusivamente per mezzo dei traghetti in mano alla famiglia Franza. Lo stato di quest’ultimi non è ottimale e il servizio offerto è ridotto al minimo (è impensabile attendere il traghetto 2 ore per un attraversata di appena 3 km)! E allora perché non aprire alla realizzazione di questa, come di altre opere, che potrebbero giovare alle infrastrutture italiane oltre che portare un giovamento economico? L’utilità c’è, il riscontro economico pure (creando occupazione), manca solo l’approvazione di chi di portare benefici al sud non ne vuole proprio sapere!!