C’è un libro che si regala ai bambini ma che forse dovrebbero leggere tutti gli adulti perché dice una infinità di cose grandi e belle che purtroppo, presi dalle mille cose che si muovono sotto il cielo, noi adulti spesso dimentichiamo. Mi riferisco a “il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupery e da questo splendido libro voglio partire per fare una riflessione sul partito che verrà. So che è un po’ inusuale come punto di partenza, forse avrei potuto citare qualche importante statista o ancora qualche filosofo ma invece voglio partire da questo grande uomo, da questo scrittore ed aviatore che ci ricorda quelle due o tre cose fondamentali della vita che, credo, sono anche indispensabili per la politica. E allora penso che la frase più adatta in questo momento storico si trova al capitolo XXI di questo piccolo grande libro: “è il tempo che hai perso per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”. A primo impatto sembra una frase banale quasi scontata, invece credo sia un aforisma di una portata immensa che ci fa capire come nella vita le cose importanti nascono solamente da persone disponibili, impegnate, disposte anche a perdere non solo il tempo ma qualcosa di sé per ciò che si ritiene un bene. Così sarà anche per il nuovo partito, che avrà un futuro solamente se a costruirlo saranno uomini e donne di questo spessore, pronti in ultima analisi ad essere generosi e dunque “a perdere” qualcosa. Non si andrà da nessuna parte se chi si impegnerà per questo progetto lo farà per raggiungere ed ottenere posizioni di prestigio e di potere: solamente la politica intesa come servizio garantirà un futuro concreto a questa nuova avventura politica. Il secondo elemento prezioso che ricavo dalla massima di Saint-Exupery è che per le cose buone serve tempo. Sì, il partito della Nazione, della Repubblica, qualunque sia il suo nome, non deve e non può nascere a tavolino, per decisione di pochi ma dovrà essere il frutto di un processo democratico che coinvolga i cittadini e per far ciò occorre il tempo: tempo per le idee, tempo per organizzare, tempo per fare una proposta politico-culturale alla nostra società. E’ necessario comprendere che questo nuovo partito non è una operazione elettorale o peggio un semplice maquillage politico, ma è un progetto serio e partecipativo, competitivo per il futuro. “Perdere tempo” per questa rosa è autentica dedizione che però deve avere dei punti cardine: concretezza, cultura e giovani. Il progetto del partito della nazione dovrà essere concreto, ciò significa abbandonare il politichese e le incomprensibili e machiavelliche piroette delle vecchie volpi della politica a tutto vantaggio di un linguaggio chiaro e comprensibile alla gente; in secondo luogo è necessario ricreare una classe politica che nasce dalle amministrazioni locali (cosa di più concreto?), dal duro lavoro degli enti locali e non dai salotti bene e dalle corti politiche; bisogna tornare a confrontarsi con i problemi della gente, i massimi sistemi sui quali alle volte ci attardiamo a discutere lasciano il tempo che trovano e ci allontanano dalla gente. A proposito la discussione sul simbolo del partito (scudocrociato sì, scudocrociato no) non credo sia un buon punto di partenza per il nuovo partito, ci sarà modo di confrontarsi su questo tema che sicuramente ha un certo rilievo ma gli italiani oggi non chiedono un nuovo simbolo o una nuova sigla ma chiedono un nuovo modo di fare politica. La seconda coordinata del partito della nazione dovrà essere la cultura. Il progetto politico deve essere preceduto da un progetto culturale forte e credibile che rappresenti una novità rispetto all’ammuffita cultura di certi ambienti di sinistra e una alternativa di qualità rispetto al berlusconismo. Fare cultura significa prima di tutto tornare a pensare, cioè essere capaci di confronto e di indicare nuovi orizzonti, ed essere presenti nei luoghi della cultura (le agorà virtuali, la stampa, l’università, la scuola…). Non dobbiamo solo proporre un programma elettorale, dobbiamo essere portatori di una visione del mondo consapevole delle proprie radici ma aperta al futuro fiduciosamente imperniata nel dialogo con la cultura contemporanea. Infine i giovani. Non è banale giovanilismo, ma si tratta, come ha detto giustamente Casini a Todi, di ritrovare un contatto con i giovani che oggi sono decisamente incupiti e smarriti per un futuro decisamente non roseo. Il partito che verrà dovrà essere un partito dei giovani e per i giovani, capace di suscitare entusiasmo, di accendere la passione, di dare sfogo a tutte quelle energie di cui sono pieni i giovani, un partito che ritorna nelle università e nelle scuole, capace dunque di aggregare e affascinare. E il partito che sogniamo prima che dei giovani e per giovani dovrà essere un partito giovane non solo anagraficamente ma soprattutto nello spirito, dobbiamo allora costruire un partito ricettivo a ciò che è bello, buono e grande, che si interroga come un ragazzo insaziabile, che sfida gli avvenimenti ed è capace di profezia.
Infine ho un sogno. Molti mi conosco e sanno che non sono un pauperista però mi piacerebbe che nelle prime file dei nostri convegni e dunque tra le nostre prime preoccupazioni ci fosse la povera gente. Troppi potenti e ricchi nelle nostre prime file che sicuramente potranno foraggiare il nostro partito e i nostri uomini per raggiungere i loro interessi, ma che ci faranno sicuramente calpestare tutti coloro per cui noi ci impegniamo in politica. Non cerchiamo il nostro Berlusconi, e non inseguiamo nemmeno i vari Montezemolo, ma spendiamo il nostro tempo per i nostri concittadini che non arrivano alla fine del mese. Un partito solidale, dalla parte dei poveri, dei deboli e degli ultimi questo dobbiamo costruire, questo sarà veramente un partito nuovo.
Alla fine di queste riflessioni sparse, che spero daranno un minimo contributo al dibattito intorno al nuovo partito, ritorno ancora una volta a quella citazione iniziale e mi chiedo e vi chiedo: “c’è qualcuno disposto a perdere tempo per una rosa?”.

Adriano Frinchi